Oggigiorno la maggior
parte delle arti marziali tradizionali cinesi viene suddivisa in
stili essoterici (wei chia) e stili esoterici (nei chia),
una separazione, per quanto se ne sa, che iniziò ad imporsi nel
corso della dinastia Ming (1368-1644).
Mentre la “famiglia
esterna” del kung fu fa affidamento in prima istanza su un
tipo di attività fisica derivata essenzialmente da movimenti rapidi
e vigorosi dell’apparato muscolo-scheletrico, gli stili interni, fin
dall’inizio dell’addestramento, si basano soprattutto su funzioni
più sottili e profonde, a volte persino esoteriche (ecco una ragione
per l’uso del termine “interno”), del corpo umano, come il
flusso dell’energia vitale ch’i.
In realtà questa divisione
torna ad essere artificiosa man mano che si diventa più esperti di
kung fu, anche perché, essendo il corpo umano lo stesso, le
situazioni marziali le stesse e le scoperte della civiltà sinica le
stesse, va da sé che pressoché tutti gli stili tradizionali di arti
marziali cinesi condividono gli stessi principi di base: per esempio
uso dei vari aspetti di forze ed energie fisiche, come ching,
ch’i e shen; alternanza equilibrata di opposti
complementari: Yin e Yang, tensione (fino agli estremi
dell’esplosione della potenza generata dal corpo) e rilassamento,
eccetera; armonia tra i vari distretti corporei; rispetto e
sfruttamento dei cinque costituenti simbolici della natura (Wu
Hsing: legno, fuoco, terra, metallo e acqua) e ispirazioni ad
altri concetti importanti del millenario pensiero cinese.
A causa di questa unità
inscindibile per natura bisogna comprendere che nella pratica di un
metodo nei chia non è possibile prescindere da elementi
esterni, come non potrà essere un vero esperto chi coltiva uno stile
wei chia senza contemplare gli aspetti interni. Così si usa dire
che col procedere della pratica, gli stili esterni si arricchiranno
via via di lavoro sugli elementi “interni" e viceversa.
Uno dei metodi di kung
fu che si ispira in maniera complessa, fin dal suo nome, alla
filosofia cinese, taoista in primo luogo, è lo stile interno T’ai
Chi Ch’üan. Il termine T’ai Chi deriva appunto
dall’antica cosmologia cinese e, col significato di “polarità”
(Chi) suprema (T’ai)”, indica lo stato
primigenio dell’universo in cui dal vuoto iniziale (detto appunto
Wu Chi, “assenza di polarità”) prendono forma le coppie
di elementi opposti e complementari il cui rapporto è alla base dei
fenomeni seguenti dell’universo. Una dicotomia necessaria ben
esemplificata visivamente dal noto simbolo grafico del T’ai Chi
(T’ai Chi t’u).
La formulazione finita del
concetto di T’ai Chi come è stato tramandato si deve alla
profonda speculazione taoista, e così si pensa che anche la
creazione del metodo di pugilato omonimo abbia risentito
massicciamente della misterica comunità di seguaci del Tao.
Un nome, in particolare, ricorre con insistenza
nella storia del T’ai Chi Ch’üan: Chang San Feng.
|
|
CHANG SAN FENG |
|
Si narra che Chang San Feng (Chang
"Tre Picchi", soprannome avuto dopo la permanenza sul monte
Paochi) nacque a Liaoyang durante la dinastia Sung
(960-1279) e trascorse la parte più importante della sua vita come
eremita taoista sui celebri monti Wutang, nella provincia di
Hupei.
Secondo la leggenda Chang San Feng era un esperto di stili
Shaolin che creò il T'ai Chi dopo aver assistito al
combattimento tra una gru e un serpente, oppure avendolo appreso in
sogno dall'imperatore Hsuan Wu il Grande. Tuttavia né i suoi
numerosi biografi né l'epitaffio sulla sua tomba citano questa
invenzione importante. Se proprio si vuole attribuire al taoista
Chang San Feng la creazione di uno stile di
kung fu, appare più logico dare ascolto alle diverse
testimonianze storiche secondo cui egli fondò un metodo chiamato
proprio Nei Chia Ch'üan, che alcuni fanno coincidere con lo
stile di Chang Sung Ch'i e che verrà associato alle arti
marziali del Wutang. Per esempio il Nan Lei Chi di
Huang Li Chou riporta un'iscrizione significativa sulla tomba
del generale Wang Cheng Nan: "Il fondatore della Scuola
Interna fu Chang San Feng, della dinastia Sung". Aggiungiamo che
da una ventina d'anni ha guadagnato fama uno stile interno omonimo,
il Sung Hsi Nei Chia Ch'üan, originario della provincia di
Szechuan.
In realtà l’epoca e le circostanze in
cui nacque lo stile di kung fu T’ai Chi Ch’üan non sono ben
chiare, anche se nel tempo sono sorte diverse teorie al riguardo.
Nessuna di queste ipotesi porta prove definitive, tanto che ancora
oggi dobbiamo sottoscrivere quanto affermato nel 1881 da Li I Yü
in Breve prefazione al pugilato T'ai Chi: il vero fondatore
del T'ai Chi Ch’üan rimane sconosciuto. Ma vediamo di quali
teorie si tratta.
Sung Su Ming, che si proclamava
17º successore del maestro Sung Yuan Ch'iao, riporta che in
un libro di quest’ultimo vengono citate quattro scuole di T'ai
Chi: Hsu, Yu, Ch'eng e Yin. La prima
sarebbe stata fondata nella dinastia T'ang (618-907)
dall’eremita Hsu Hsuan P'ing, dell’Anhwei. All’inizio
il suo stile si chiamò San Ch'i, poiché era composto da 37
movimenti (vagamente somiglianti alle 13 posizioni del T’ai Chi
Ch’en), poi prese il nome di Chang Ch’üan.
Anche il maestro Li,
soprannominato il Santo, nacque nell’Anhwei durante la
dinastia T'ang e studiò con Li Tao Tzu un altro stile
Chang Ch’üan, detto anche Hsien T'ien Ch’üan. I suoi
allievi principali furono quattro membri della famiglia Yu.
La scuola Ch’eng sarebbe stata
fondata dal guerriero dell’Anhwei Ch'eng Ling Hsi, che
la chiamò Hsiao Chiu T'ien.
Infine il metodo di T'ai Chi
creato da Yin Li Heng in 17 movimenti detti Hou T'ien Fa
venne trasmesso a Hu Chin Tzu e a Sung Chung Su.
La teoria delle quattro scuole è stata
confutata con motivazioni intelligenti dal professor Hsu Chen,
soprattutto nel suo libro Distinguere il falso dal vero nel T'ai
Chi Ch’üan. Tuttavia, anche escludendo che in queste
scuole si praticasse T'ai Chi Ch’üan, esse potrebbero
costituire prova che già nella dinastia T’ang esistevano
stili vicini a quelli poi chiamati “interni”.
Secondo la famiglia Ch’en, oggi
alla 19ª generazione, il T’ai Chi Ch’üan fu creato dal loro
membro della 9ª generazione Ch’en Wang T’ing (1587-1680). Già
il fondatore della stirpe, Ch’en Pu, era un esperto
combattente, tanto che una volta trasferitosi a Shang Yang,
villaggio del Wen Hsien (Honan) che più tardi si
chiamerà Ch’en Chia Kou, vi aprì una scuola di kung fu.
Il suo antenato Ch'en Hsin ha affermato che il creatore del
T’ai Chi fu lo stesso Ch’en Pu, ma T’ang Hao
per primo ne dimostrò l’erroneità. Ch’en Wang T’ing, dopo
aver terminato la sua carriera di ufficiale, si sarebbe ritirato a
Ch’en Chia Kou, codificando il T’ai Chi Ch’üan a
partire dalle arti marziali e dai metodi salutistici conosciuti
dalla sua famiglia, compreso il Tao Yin. Si dice anche che si
ispirò al libro Ch’üan
Ching San Shi Erh Shih
(“Classico del pugilato in 32 posizioni”), scritto
dal noto generale Ch’i Chi Kuang
(1528-1587), che inventò 16
sequenze usate per l’addestramento dei soldati. Wang T’ing ne
utilizzò 29 per le sette forme del suo metodo, che
poi divennero quattro e infine, con il rappresentante della 14ª
generazione Ch’en Chang Hsing, due.
T’ang Hao medesimo appoggia
la tesi Ch’en Wang T’ing, ma ancora una volta il professor
Hsu Chen ha dichiarato che lo stile di kung fu insegnato
dal maestro non era ancora T’ai Chi Ch’üan. Egli riporta
invece l’ipotesi che Wang Chung Yueh, dello Shansi,
passando per Ch’en Chia Kou durante il regno di Ch’ien
Lung (1735-1795), vi si fermò per breve tempo modificando con le
sue conoscenze di T’ai Chi lo stile di derivazione Shaolin
Pao Ch’üan praticato nel villaggio. Addirittura si favoleggia
che l’abilità del maestro Wang derivasse dalle arti marziali
dei monti Wutang, ricollegandosi dunque alla linea di
Chang San Feng.
Una proposta sottolineata da allievi
di Yang Lu Ch'an, i quali però confusero Wang Chung Yueh
con Wang Chung, discepolo di Chang San Feng che ne
avrebbe diffuso l'arte marziale nella provincia di Shensi.
Suo allievo sarebbe stato tale Ch'en Chou T'ung, del
Chekiang, mentre il praticante più famoso, nel regno di Chia
Ch'ing (1522-1566), fu Chang Sung Ch'i, allievo di
Sun
Shih San Lao, il cui sistema si chiamava Shih San Shih,
(13 Operazioni),
|
|
YANG LU CH'AN
|
|
perché costituito da otto direzioni (pa
men) e cinque passi (wu pu). Collegata a questa, l’altra celebre
idea che il T’ai Chi Ch’üan sia stato insegnato a Ch'en
Ch'ang Hsing (nonché a Yang Lu Ch’an) da Chiang Fa,
allievo proprio di Wang Chung Yueh.
Di certo il T’ai Chi dei Ch’en
ha costituito più o meno direttamente la base per i sottostili nati
in seguito. Per molti anni il sistema rimase nascosto nel villaggio
Ch’en, ma un giorno un membro della famiglia aprì un negozio
a Yung Nien Hsien, nell’Hopei, e vi invitò il suo
parente Ch'en Ch'ang Hsing (1771-1853) perché insegnasse il
T’ai Chi ai suoi figli. Quest’uomo
aveva assunto come servitori due giovani di Kuang P’ing:
Yang Lu Ch'an (1799-1872) e Li Po K'uei. Soprattutto il
primo era molto interessato al kung fu, ma poiché, non
essendo un membro della famiglia, gli era precluso l’insegnamento di
Ch’ang Hsing, prese a osservarne le lezioni di nascosto. Ebbene,
quando il maestro
Ch’en lo sorprese da solo ad allenarsi rimase così sorpreso
dalla sua abilità che lo accettò con onore come discepolo e lo portò
con sé a Ch’en Chia Kou. Tempo dopo Yang Lu Ch'an fece
ritorno a Yung Nien Hsien, dove lavorò in un’erboristeria e
insegnò T'ai Chi. Il proprietario del negozio, Wu Yü
Hsiang (1813-1880), divenne suo allievo, dopo di che si recò
egli stesso nell’Honan, prendendo lezioni soprattutto da
Ch'en Ch'ing P'ing (1795-1868), fautore di un metodo un po’ più
moderno di quello di Ch'en Ch'ang Hsing.
In seguito Wu Yü Hsiang fonderà
una sua branca di T’ai Chi Ch’üan e diverrà insegnante di suo
nipote Li I Yü (1832-1892; a sua volta maestro di Hao Wei
Chen), oltre che, per breve tempo, di Yang Pan Hou,
secondo figlio di Yang Lu Ch’an.
Secondo le teorie più accreditate,
Ch'en Ch'ing P'ing sposò una ragazza del villaggio di Chao
Pao, sempre nell'Honan, e vi fondò un nuovo metodo di
T’ai Chi. I vecchi maestri di Chao Pao pensano invece che
lo stile locale, soprannominato Shao Chia (piccola
struttura), derivi dal succitato maestro Chiang Fa, e che
Ch'en Ch'ing P'ing l’avrebbe appreso dall’allievo di costui
Chang Yen.
Dal T’ai Chi Ch’üan di Wu
si diramò più tardi la branca fondata da Sun Lu T’ang,
allievo di Hao Wei Chen (1849-1920) quando già era esperto di
Hsing I e Pa Kua. Il Sun T’ai Chi Ch’üan è
simile al Wu, con posizioni alte e confortevoli, dagli
spostamenti veloci, che hanno fatto guadagnare allo stile il
soprannome Hou Pu Chia, "struttura con passi agili".
Grazie all’interessamento di Wu Ju
Ch'ing, fratello maggiore di Wu Yü Hsiang, Yang Lu Ch'an
potè recarsi nella capitale Pechino a insegnare T'ai Chi,
dove ebbe il soprannome "Wu Ti" ("Senza Rivali”),
perché, malgrado la costituzione minuta, non fu mai sconfitto.
Quando nel 1928 i Ch’en videro la fama
ottenuta a Pechino da Yang Lu Ch’an, acconsentirono che
Ch’en Chao Pi (1893-1973) accettasse l’invito del farmacista
Tung Jen T’ang a recarsi nella capitale. Diventato anch’egli
famoso, Ch’en fu chiamato a insegnare agli ufficiali militari
di stanza a Nanchino, così chiese e ottenne che a Pechino
si recasse a insegnare in sua vece il suo celebre zio Ch’en Fa
K’o (1887-1957), che inizierà la diffusione del Ch’en T’ai
Chi in tutta la Cina. Oggi i rappresentanti più noti di questo
stile sono Ch’en Hsiao Wang e suo cugino Ch’en Chen Lei,
i quali ricevettero insegnamenti proprio dai maestri della 18ª
generazione Ch’en Chao Pi e Ch’en Chao Kui, quest’ultimo
figlio di Ch’en Fa K’o.
Quando fu invitato a insegnare alla
corte imperiale, frequentando soprattutto il principe Tuan e
i soldati Ch’ing, Yang Lu Ch’an iniziò a modificare il
proprio metodo di T’ai Chi, tenendo conto della preferenza
dei dignitari per gli aspetti salutari della pratica. Inoltre si
dice che egli non volesse insegnare i segreti più riposti dell’arte
agli odiati manchi. L’evoluzione ulteriore, fino alla denominazione
di un sottostile Yang, avvenne con i due figli di Lu Ch'an
(il primo figlio, Feng Hou, morì precocemente) Pan Hou
(1837-1892) e Chien Hou (1839-1917), nonché coi nipoti
Yang Shao Hou (1862-1930) e soprattutto Yang Ch'eng Fu
(1883-1931).
Yang Pan Hou, che si diceva
fosse in grado di camminare nel fango senza sporcarsi i piedi e
persino di levitare, fu anche maestro di Wu Chien Yu
(1834-1902), il cui figlio Wu Chien Ch’üan (1870-1942) creò
un altro sottostile di T’ai Chi Ch’üan.
Nella generazione successiva,
Yang Shao Hou, figlio maggiore di Yang Chien Hou, ha fama
di maestro e combattente estremamente severo, tanto che si dice
abbia ucciso diversi avversari.
Probabilmente continuava la tradizione
del nonno, i cui allenamenti erano così duri che in gioventù i suoi
due figli tentarono di sottrarvisi in ogni modo. Le tecniche di
Shao Hou sono più corte, essenziali e aggressive rispetto allo
stile di Yang Ch’eng Fu.
|
|
YANG CH'ENG FU |
|
Quest’ultimo, fratello minore di
Shao Hou, da bambino non amava il T’ai Chi, ma una volta
appassionatosi all’arte vi si dedicò con assiduità, diventando un
grande maestro e un combattente temibile; anche grazie alla sua
stazza massiccia e alla lunga pratica statica delle posizioni, che
portarono la sue energia intrinseca ch’i a livelli
inimmaginabili. Ku Li Hsin ha scritto di lui: «Quando faceva
una dimostrazione di T’ai Chi Ch’üan i suoi calci erano
potenti e veloci e benché i suoi pugni fossero lanciati con
morbidezza, erano duri come una sbarra d’acciaio avvolta nel
cotone».
In un libro scritto nel 1930, invece,
Hsu Yu Shen testimonia che nel tempio Pao Fu di
Pechino Yang Ch’eng Fu praticava le 108 tecniche della forma
principale ben dodici volte al giorno. Sebbene ritenuto una persona
socievole, durante le lezioni Yang Ch’eng Fu, come altri
maestri, stava spesso seduto quasi pigramente e parlava di rado,
tanto che gli allievi pare avessero paura di fargli domande.
Yang Ch’eng Fu viaggiò per
tutta la Cina diffondendo ampiamente il sottostile della sua
famiglia e istruendo allievi divenuti famosi, come Ch’en Wei Ming,
Tung Ying Chieh, il nipote Fu Chung Wen ed i suoi
figli Yang Shao Chung, Yang Ch’en Ming e
Yang Chen
Tuo, oggi considerato in Cina Popolare caposcuola della branca
di famiglia.
|
|
M° CHANG DSU YAO |
Questa espansione smisurata ha fatto
dello Yang shih T’ai Chi Ch’üan lo stile di kung fu
più praticato, ma sovente ne ha anche intaccato la qualità. Fin da
Yang Ch’eng Fu, infatti, esso è stato insegnato alle masse in
maniera semplificata ed edulcorata, soprattutto come esercizio
fisico salutare.
Nel secolo scorso si è infine diffusa
tutta una serie di scuole minori di T’ai Chi: per
esempio
Chang p’ai T’ai Chi Ch’üan, Hung p’ai, Li p’ai,
Ying Chia, Ch’an Men, Jiu Kung, Ju I,
Ching Kung Ch’an Sze, Pa Kua T’ai Chi e Hsing I T’ai
Chi (nati mischiando al T’ai Chi Ch’üan rispettivamente
lo stile Pa Kua Chang e lo Hsing I Ch’üan).
I lati più profondi del T’ai Chi,
con il suo importante bagaglio marziale, sono stati invece riservati
a pochi discepoli, tra cui il maestro
CHANG DSU YAO,
che ebbe modo di studiarlo soprattutto con i maestri Liu Pao
Ch’ün, Chang Ch’ing P’o.
|